In partenza per Luanda

Settembre 2015,
Quest’anno sono riuscito ad incrociare Padre Renzo in extremis . Dal mese di agosto c’erano stati dei contatti telefonici ma a causa dei suoi molteplici impegni in questo mese di permanenza italiana non ci siamo incontrati che qualche giorno prima della sua partenza.

Fin dalle prime battute con padre Renzo, oltre alla percezione della fede profonda che anima la sua esistenza, si ha l’impressione di iniziare ad avere tra le dita il polso dell’Africa o di poter percepire il battito del suo cuore.

Con serenità ed ironia parla delle migrazioni che hanno caratterizzato negli ultimi decenni l’Angola ma anche in generale tutta l’Africa. Non è un caratteristica italiana degli ultimi tempi come sembrano voler dire i nostri mezzi di informazione…. sui nostri mezzi di comunicazione italiani il suo giudizio è impietoso (“l’Africa interessa solo se c’è il coinvolgimento di qualche italiano, risolto quello risolto tutto”).

E snocciola con calma i vari tipi di migrazioni che hanno coinvolto l’Angola dalla sua indipendenza ad oggi e segnala l’attuale migrazione di rientro dal Sudafrica (quando il Sudafrica sembrava poter essere la locomotiva del continente c’era stata la migrazione angolana verso di esso) a seguito dei massacri perpetrati verso gli stranieri nel Sudafrica stesso. Un rientro attraverso alla Namibia, con vittime di cui in Italia nessuno parla. E poi la migrazione interna coll’inurbazione che ha portato la capitale Luanda ad essere una megalopoli di sette milioni e mezzo di abitanti in una nazione che non ha, per motivi storici, un linguaggio africano sovraetnico come in moltissime altre zone del continente. A quarant’anni dall’indipendenza per gli angolani le meta è ancora quella di capirsi imparando il portoghese andando a scuola!

E poi la crisi; in Angola c’è crisi perchè il governo aveva fatto programmi su due delle tante ricchezze del paese, petrolio e diamanti, ma ora i prezzi di queste materie sui mercati internazionali sono crollati e le entrate dai mercati internazionali per lo Stato non riescono più a sostenere i programmi economici e per compensare si aumentano i prezzi sul mercato interno: a Luanda i carburanti hanno un valore assoluto simile ai nostri prezzi italiani, per una popolazione con tenore di vità molto inferiore.

Nella missione di padre Renzo si spendono 1000 dollari al mese per l’acqua, la fornitura elettrica, quando c’è, è per poche ore al giorno e va compensata coi generatori che coi prezzi dei carburanti… eppure funzionano le 4 scuole con 6200 alunni totali. Il discorso si sposta allora sul sistema scolastico: le scuole delle missioni sono importanti e l’onere economico è suddiviso al 50% tra lo stato e le missioni e fondamentale è il coinvolgimento delle famiglie nella gestione economica.

Anche tutta la pastorale ha questo coinvolgimento dei laici: 5000 catecumeni, 420 catechisti di cui una cinquantina vanno sostituiti per varie cause ogni anno, 50 zone di preghiera (dove la gente si incontra al mattino alle 5 prima di iniziare la giornata di lavoro), consigli pastorali ogni 2 mesi e altrettanti consigli economici per garantire il funzionamento del tutto, questi sono i numeri della sua parrocchia (credo se li sogni spesso la notte), gruppi famigliari e giovanili, un fervore di vita che prosciuga le energie dei missionari. Ma sempre con ottimismo perchè se il peso del lavoro è grande anche i segni sono qualche volta positivi. Mi racconta di un SOS lanciato dai missionari della SMA angolani ai confratelli degli altri paesi africani e di come i soccorsi siano giunti tanto che adesso progettano di aprire una nuova missione a nord di Luanda. E mi racconta di un confratello italiano segnato da esperienze terribili in centroafrica che però ha deciso di resistere “finchè resti tu resto anch’io”.

E poi ancora numeri che fanno riflettere, diocesi che funzionano con poche decine di preti, popolazione in costante aumento, fenomeno che è comunque visto come un motivo di speranza. L’Angola alla fine del colonialismo portoghese aveva 15 milioni di abitanti, poi ci sono stati 26 anni di feroce guerra civile eppure oggi ha più di 28 milioni di abitanti. Con questa ricchezza umana e la ricchezza mineraria e naturale del paese arriverà prima o poi…. mentre dice queste cose padre Renzo sorride… magari non lo vedrà coi suoi occhi questo futuro di speranza ma già da tempo egli lo percepisce e per comunicarlo ai suoi fratelli africani si accinge all’ennesima partenza col piglio del giovanotto o meglio dell’uomo felice nonostante gli acciacchi dell’anagrafe.

Mi lascia tra le mani un numero di Afriche la rivista della sua congregazione, la SMA, dove ha scritto un articolo proprio sul paese che è al centro del suo cuore.

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