Operazione Veronica

Operazione Veronica

Operazione Veronica è una storia di amicizia e solidarietà iniziata con una mail (o meglio, un messaggio in Facebook) all’estensore di queste righe da parte della signora Liliana Velasquez Orosco, amministratrice dell’hogar “Santa Maria de los Angeles”, e a quel tempo anche Directora Interina dello stesso Hogar essendo il fondatore, Padre Giuseppe Minghetti, in Italia per motivi di salute, e la successione nella persona di don Tiziano Scatto, non ancora avvenuta.

Ecco il testo del messaggio in Facebook:

Le cuento que Verónica inicio sus clases en el Instituto Superior la veo muyyyyyyyyyyyyy contenta, el micro la deja a media cuadra pero cuando toca retornar debe caminar 4 cuadras. También le cuento que cuando vino su padre de Verónica le exigido averiguar el nombre del traumatólogo que le opero a las chicas porque cada día va empeorando Vero. Hace una semana me trajo el nombre del médico pues ya no trabaja en la clínica que la operó, pero gracias a Diosito que nunca nos deja solos logre encontrarlo. La conclusión de la visita médica es que se le rompieron las placas que tiene en sus rodillas por el desarrollo de su crecimiento, según el médico hay solución tendrían que operarla en las dos piernas pero la cirugía tiene un valor más o menos de 3.000 dólares sin contar con la internación, el riego de dejarla un tiempo más como esta es que puede fracturar el hueso, todo esto nos lo dijo frente a ELLA. Gian Mario mi pregunta es la siguiente ¿usted puede buscar en su país financiamiento o apadrinamiento? o hablo con el Diacono Tiziano por ver de qué forma nos puede ayudar. Por mi parte tratare le citare a su padre para ver si él me puede ayudar con un poco de dinero, también hablare con el personal para ver si podemos hacer alguna actividad por recaudar fondos por ayudar de alguna forma. Amigo no quiero que se mal interprete esta situación, si YO le informo del caso de Verónica es porque Usted me lo pidió, se acuerda cuando Iban a la Caja Nacional de Salud con sus frascos y nunca se ha concluido nada.

Veronica io la conoscevo dal luglio 2008 data del mio primo viaggio in Bolivia e ricordo bene la preoccupazione del padre Giuseppe MMinghetti per le sue gambe arcuate per una forma di rachitismo infantile per cui era già stata operata inutilmente almeno due volte: “prima o poi mi si ferma su una sedia a rotelle”
Nello scetticismo che provo per una chirurgia che non credo possa fare molto, avverto però la necessità di non lasciar cadere l’appello di doña Liliana pensando soprattutto a quali speranze (o illusioni?) potevano avere suscitato in Veronica gli incontri con questi medici che non conosco, e allora, dopo essermi consultato sia con padre Giuseppe che con don Tiziano futuro direttore dell’hogar, mando una mail ad un gruppo di amici, quelli con cui avevo condiviso le esperienze di volontariato all’hogar del 2008 e del 2009.

Carissimi amici, come sapete sono stato due volte in Bolivia all’hogar fondato da padre Minghetti. Ci tornerò una terza volta, se Dio vorrà, nel mese di marzo di quest’anno per restarvi alcuni mesi. Nelle due permanenze precedenti ho conosciuto l’ottantina di ragazzi ospiti dell’hogar ed il personale che vi lavora. Di molti di loro sono diventato amico e con alcuni continuo a corrispondere. In questa mail circolare volevo condividere con voi la mail che mi ha inviato Liliana l’amministratrice boliviana dell’hogar che mi parla dei problemi di salute di Veronica una delle ospiti più anziane dell’hogar che ha dei gravi problemi agli arti inferiori. Veronica ha 19 anni e fino ad oggi ha affrontato con coraggio la sua malformazione. Ma adesso rischia di fermarsi su una sedia a rotelle o peggio, se non si fa qualcosa. Proprio nel novembre scorso ha conseguito il titolo di studio che in Italia corrisponde alla maturità e vorrebbe continuare a studiare frequentando l’università. Ma mentre fino a novembre per andare a scuola le bastavano poche decine di metri essendo il collegio o istituto che frequentava contiguo all’hogar dove ha vissuto per quasi dieci anni, adesso per andare all’università deve quotidianamente affrontare un viaggio disagiato. Dalla lettera di Liliana pare ci sia la possibilità di affrontare un intervento chirurgico che potrebbe aiutarla. Dalla lettera stessa potete anche conoscere l’ammontare della spesa (tenete presente che in Bolivia non esiste una servizio sanitario nazionale ed ogni cura costa). Veronica è figlia di genitori separati e solo il padre ha mantenuto dei contatti con lei ma è un povero e la spesa non è senz’altro alla sua portata. Questa mail è un invito mio personale a tutti voi a partecipare con me a questa iniziativa di solidarietà. Per il momento Veronica può continuare a vivere all’hogar ma prima o poi dovrà lasciarlo. Se sarà possibile che lo faccia colle sue gambe e con un minimo di prospettiva per la vita è forse un po’ una questione senz’altro mia ma forse anche di tutti noi. Vi consiglio di visitare il sito del nostro Ufficio Missionario Diocesano per conoscere o rivedere quanto alcuni di voi hanno già anche ascoltato a viva voce da me sulla situazione soprattutto dei ragazzi handicappati ospiti dell’hogar che come Veronica prima o poi dovranno lasciare l’hogar (perchè così vogliono le regole dei servizi sociali.locali anche se nella società ci sono ben poche attenzioni ai loro problemi). E’ vero che anche da noi in questi tempi il bilancio famigliare si alleggerisce e l’aggiunta di un nuovo piatto a tavola può lasciarci perplessi. Non mi viene in mente nient’altro da dirvi al riguardo che la folgorante intuizione di don Tonino Bello che, commentando la moltiplicazione dei pani raccontata nel Vangelo, diceva che Dio ha bisogno del coraggio di un bambino che decide di “dividere” il poco che ha per potere Lui “moltiplicare” qualcosa che per una volta almeno sfamerà tutti quanti. Chissà che questa nuova o ben antica logica del dividere perchè Qualcuno possa poi moltiplicare abbia più prospettive di tante manovre dei nostri qualificati economisti che continuano a fare disastri in preoccupante sequenza. Sul sito trovate le indicazioni per eventualmente versare sul conto dell’ufficio missionario ed ottenere anche una ricevuta per la deducibilità delle tasse (mettete l’indicazionedella causale “progetto Veronica”). Io sono sempre reperibile a questo indirizzo email e ai miei recapiti telefonici: fisso con segreteria 0161210735 oppure telefonino (quando lo sento o non l’ho dimenticato a casa) 3404969369. Un grazie per la pazienza di avermi letto fin qui, con amicizia,

Gian Mario Ceridono

Confesso che da una parte non ci credo molto (ormai anche in Italia la crisi è stata dichiarata e conclamata), ma sento comunque il dovere di provarci, per Veronica, per Liliana, per il padre Giuseppe, per don Tiziano, per tutti i ragazzi, ed in particolare gli handicappati dell’hogar, amici che una volta conosciuti è impossibile dimenticare… E la risposta arriva precisa e puntuale, nel giro di pochi giorni, grazie soprattutto agli amici dell’Associazione don Luigi dell’Aravecchia, la cifra indicativa arrivata dalla Bolivia è coperta e depositata presso le casse dell’Ufficio Missionario dove passo buona parte delle mie mattinate cercando di dare un senso alla mia vita di pensionato. Ma sono tanti gli amici che partecipano, magari con piccole cifre, che però permettono di andare oltre i 3000 dollari richiesti (e il seguito dell’avventura dimostrerà che tutto questo Qualcuno l’aveva già previsto e predisposto). In particolare vorrei ricordare qui le offerte di alcuni amici toccati duro dalla sofferenza e dalla malattia che proprio per una consonanza col dolore di Veronica decidono di mettersi ancora una volta in gioco.
Siccome padre Giuseppe mi chiede di portare, nel viaggio che facciamo insieme, un po’ di denaro anche per lui (sono i giorni in cui alcuni missionari vengono fermati in aeroporto con del denaro oltre i permessi 10.000€ e si è convenuto di non rischiare), decido allora di lasciare in Italia la cifra raccolta sotto un nome che sta diventando una storia ed un’avventura: Operazione Veronica appunto. Nell’hogar sono in cantiere tanti cambi e prima voglio avere un’idea chiara di quali conti bancari saranno praticabili dopo il cambio di direttore, ma soprattutto voglio guardare negli occhi i chirurghi che dovranno evitare a Veronica “di finire su una sedia a rotelle”.
Arrivo all’hogar mercoledì 21 marzo e già il sabato incontro il dottor Ernesto Manrique che mi apre orizzonti medici che non conoscevo. In poche parole proprio a Santa Cruz esiste un’equipe medica che pratica la chirurgia Ilizarov cercando di risolvere tanti problemi, dal tumore alle ossa alle malformazioni ossee di vario tipo.
Mi accoglie con la fisioterapista dell’hogar, la doctora Maritza Padilla, e con Veronica che è ormai di casa a sentire come si salutano, nel suo studio presso la Clinica Foianini, una delle più prestigiose ed eleganti della città. Tutti i sabati lui e la sua equipe incontrano gratuitamente i loro pazienti per praticare appunto tutta la prassi post-operatoria (i giri di vite benefici) previsti appunto dalla tecnica Ilizarov.
Si dichiara subito discepolo di un dottore Italiano, il professor Maurizio Catagni che lavora all’ospedale di Lecco. Ci faccio la figura del fesso in quanto so dov’è Lecco e ricordo bene alcune gite sul suo lago e sulle montagne circostanti, ma niente del prof. Catagni. Con pazienza, usando una ricca dotazione fotografica che ha sul computer, mi illustra l’idea che sta sotto la chirurgia Ilizarov, me ne riassume la storia e dichiara di essere in grado di… raddrizzare le gambe di Veronica.
Si ritorna a casa immersi in gravi pensieri. A Veronica il dottore ha detto di pensarci bene, dovrà abbandonare gli studi perchè non potrà viaggiare sugli scassati mezzi pubblici di Santa Cruz quando avrà sulle e nelle gambe gli apparati Ilizarov. Da 2 a 3 anni per operare e guarire entrambe le gambe. Almeno 2 interventi, uno per gamba… Io che devo orientarmi tra la sorpresa di trovare in Bolivia, e proprio a Santa Cruz, un’equipe che pratica chirurgia di avanguarda e il sospetto che comunque per le gambe di Veronica non sia una soluzione praticabile… e poi la necessità di capire fino a che punto ciò che ho visto ed ascoltato è fondato nella realtà e inoltre… ecco che il budget è improvvisamente raddoppiato, il dottore parla di 5000/7000 € per entrambe le gambe.
La lenta connessione internet di cui è dotato l’ufficio dell’amministratrice serve a fugare i dubbi principali, Maurizio Catagni esiste, la chirurgia Ilizarov anche, serve ad allungare le ossa ma è anche usata per malformazioni ed altri problemi. Se ne parla con don Tiziano, con doña Liliana, si valuta il fatto che Ernesto Manrique e la sua equipe siano parte di una delle cliniche locali più prestigiose. Alla fine, a mettere tutti d’accordo, è Veronica che nel giro di 15 giorni, dopo altre 2 visite del sabato e discreti discorsi con gli operati che vi incontra, decide di farsi operare, congela con grande rimpianto i suoi studi di farmacia, e attende… l’evolversi degli eventi.
Per il sottoscritto a questo punto inizia un viaggio all’interno di un sistema sanitario in cui tutto, per me, è da scoprire e che è distante chilometri dalla vituperata sanità pubblica italiana in cui sono vissuto per tutta una vita. E la distanza non è a favore dei boliviani… soprattutto della povera gente. Mi ritornano in mente immagini di 40 anni fa quando, con la mitica Operazione Mato Grosso (OMG), ero stato per alcuni mesi nell’Oriente equadoriano a Sucua, dove c’era un dottore che visitava i suoi pazienti e faceva a tutti con diligenza le ricette che riteneva necessario, salvo poi scoprire che a Sucua non c’era farmacia, che la più vicina farmacia era a tre giorni di dorso di mulo su sentieri assolutamente difficili da percorrere. A Santa Cruz di farmacie ce ne sono tantissime, vendono di tutto, ma tutto va pagato in contanti, nessun bollino di qualsivoglia servizio sanitario da staccare ed applicare sulla ricetta (al massimo se sei benestante e puoi permetterti di pagare una costosa assicurazione sanitaria, o se hai un’assicurazione nel tuo paese d’origine, come hanno tanti missionari, potrai poi presentare le fatture per il rimborso)… e i prezzi sono comunque salati se confrontati con gli stipendi medi o minimi della gente.
Per i lavoratori dell’hogar coi loro 1200 boliviani mensili i 24500 boliviani richiesti per una operazione come quella di Veronica sarebbe uno sforzo quasi insostenibile, Ma questa spesa è assolutamente ingannevole e parziale perchè i costi da calcolare sono molti di più e soprattutto bisogna avere subito del denaro a disposizione altrimenti non riesci nemmeno ad iniziare. Magari, se proprio è questione di vita o di morte… puoi vendere o impegnare la casa, o altre proprietà, sempre che ne possegga.
Cominciamo con gli esami preliminari all’operazione, esami del sangue ed elettrocardiogramma e relativa visita cardiologica. Il dottor Manrique le prescrive con ricetta e tu scegli dove andare a farli, la scelta è apparentemente ampia ma per un principio di precauzione scegli, magari coll’aiuto di amici boliviani, i laboratori che godono di miglior fama. Iniziano le spese non preventivate. I costi se convertiti in euro sono in genere inferiori ai nostri ticket, ma io penso sempre agli stipendi boliviani e questi esami preliminari si portano via un mese di stipendio della gente normale. I tempi sono buoni, nel giro di una settimana abbiamo tutto in mano e ritorniamo dal dottore che, dopo averli esaminati ci manda a fare il passo successivo, la visita dell’anestesista. A questo punto varchiamo per la prima volta la soglia della clinica Hamaca presso cui l’equipe del dottor Manrique opera i suoi pazienti meno abbienti. L’ambiente è dignitoso e l’impressione generale è buona, in più la dottoressa, di origine russa, è una donna dolcissima che fa il suo dovere senza presentare parcella alcuna. Con la sua approvazione si fissa la data dell’intervento per il giorno 10 maggio, un giovedi. Ci viene presentata una lunga lista di medicinali che saranno utilizzati durante l’intervento e la breve degenza prevista in 3/4 giorni. Se ne riempie uno scatolone consistente, vi sono compresi i guanti, le siringhe le soluzioni per le flebo e tutta una serie di medicinali in fiale o in pastiglie che neanche immaginavo. Per la spesa valgono le considerazioni di cui sopra, questa volta non basta uno stipendio boliviano. Con questo armamentario ci presentiamo puntuali per il ricovero e tutto parte come previsto. Ci hanno detto che l’intervento durerà circa 4 ore se non ci saranno intoppi. Ma purtroppo per Veronica ci sono gli intoppi, e dopo poco più di un paio d’ore da quando abbiamo salutato Veronica che entrava in sala operatoria la vediamo riportare nella sua stanza. E’ successo che al momento di iniziare la chirurgia ilizarov vera e propria l’apparato radiologico si è rotto rendendo impossibile il proseguimento dell’intervento. I dottori ci spiegano gentilmente quanto è successo e ci garantiscono che se l’apparecchio sarà riparato entro sabato riprenderanno l’intervento. Ma sabato l’apparato non è riparato e nemmeno domenica, forse il giovedì successivo. Per Veronica sono giorni assolutamente difficili: siccome nella parte di intervento effettuata gli sono state asportate le graffe che aveva nelle gambe per le chirurgie precedenti, c’è il rischio che si infortuni seriamente, compromettendo la possibilità di impiantarle gli apparati Ilizarov. Con ordini e contrordini si arriva al mercoledì successivo in cui decidiamo di riportarla a casa. Ci vien comunque presentato un conto che, pur scontato leggermente visto l’esito negativo del tutto, corrisponde comunque a ben 2 stipendi boliviani. Inizia poi una serie di ordini e contrordini molto boliviani. Per l’equipe appena si ripara l’apparato radiologico si rientra in clinica ed in sala operatoria, ma la cosa diventa realtà solo il 5 giugno. Abbiamo dovuto sostituire i medicinali usati nel primo intervento e ricovero per poterci ripresentare in clinica. Questa volta va tutto bene e dopo 5 giorni la riportiamo a casa pagando un conto che si avvicina ai tre stipendi. Come ci avevano avvertito sono giorni in cui Veronica sente molto dolore. Deve continuare a prendere analgesici e antibiotici. Infatti a questo punto il rischio peggiore sarebbe un’infezione che costringerebbe a togliere tutto l’apparato vanificando quanto fin qui fatto. Nei primi giorni trascorsi all’hogar entra in azione la fisioterapista che appartiene all’equipe e che ha il compito di insegnarle i movimenti da fare per padroneggiare quella gamba ora gravata anche dal peso di qualche chilo di buon acciaio brasiliano. Costo molto onesto, parte dalla città e viene fino in periferia con la sua scoppiettante utilitaria, ed insegna anche alla fisioterapista dell’hogar. E’ la prima spesa che ho demandato all’amministratrice perchè intanto sono rientrato. Oltre a questa spesa ci sarà ancora da spendere per gli antibiotici e gli analgesici e per le medicazioni da farsi quotidianamente per tutto il tempo che dovrà portare gli apparati e per le radiografie necessarie perchè i dottori diano i loro benefici giri di vite con cognizione di causa. Questi saranno dati nel corso delle visite del sabato mattina per tutto il tempo che sarà necessario e il cui costo è compreso nel prezzo pagato per l’intervento. Ad un conto veloce prima di partire si era su una spesa complessiva di quasi 5000 dollari.
Solo quando le sarà tolto l’apparato Ilizarov sapremo veramente un totale preciso ma, se tutto andrà bene, non potremo che dire “soldi ben spesi”… e pensare alla seconda gamba.
Negli incontri preliminari all’intervento siamo diventati amici del dottor Manrique e gli abbiamo chiesto se colla sua chirurgia poteva aiutare qualcuno degli altri ragazzi dell’hogar. Contro le nostre aspettative il dottor Manrique si è presentato all’hogar alla data e all’ora promessa ed ha incontrato nella palestra di rieducazione i ragazzi. Per alcuni di loro in effetti la chirurgia Ilizarov potrebbe essere vantaggiosa.
Gli inconvenienti sopra descritti hanno un po’ messo a dura prova i buoni propositi maturati in quell’occasione, e questa indeterminatezza dei costi reali ci impedisce di mettere per il momento la parola fine all’Operazione Veronica. Ma crediamo che sia comunque una strada da percorrere fino in fondo per accertarn,e per quanto possibile, eventuali doverosi sviluppi a favore dei piccoli ospiti dell’hogar.
Da queste pagine vi terremo informati di tutto, per rispetto e trasparenza verso  chi già ha aiutato, e sperando che qualcun altro voglia partecipare a questa storia in cui il sorriso (a volte anche le lacrime nei giorni duri che vi abbiamo raccontato) di Veronica ci aiuta a sentirci veramente amici e fratelli.

Lettera Veronica

ecco una mia traduzione veloce ed abbastanza approssimativa

Gian Mario, mediante questo scritto desidero ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me e augurarti un buon biaggio. Io non mi dimenticherò di te, eri sempre attento nei miei confronti, e non mi dimenticherò di coprirmi bene come mi chiedevi sempre. Ti preoccupavi che non mi mancasse nulla e volevi anche condividere il mio dolore. Ma non preoccuparti del mio dolore, tutto questo passerà. Io non penso sia colpa tua questo dolore, anzi, tutta questa chirurgia è un cambiamento importante nella mia vita , al punto che le mie gambe saranno solo un ricordo. Non preoccuparti per me, sarò forte, desidero camminare molto presto, ti manderò mie notizie, così come credo farà il dottor Manrique. Vedrai che per Natale sarò in grado di correre, verrò all’hogar,  non dimenticherò mai che qui ti ho conosciuto. Desidero continuare i miei studi e così poter aiutare anche gli altri, e ho pensato, colla signora Liliana di poter aiutare nella catechesi in parrocchia. Tu sei stato per me un angelo e continuerai ad esserlo oltre che un buon amico, ti ringrazio anche per aver aiutato mio nipote, e ti ringrazio anche da parte di mia sorella Isabel. Grazie Gian Mario, alla fine, per la chirurgia tutto è andato bene, e i ragazzi dell’hogar non ti dimenticheranno, si sono affezionati a te, per questo pregherò la Vergine affinchè possa tornare presto. Ringrazia per favore da parte mia tutti gli Italiani volontari per l’aiuto per la mia chirurgia, che Dio li benedica, perchè possano continuare ad aiutare, che dirti, mi congedo, ciao ciao Gian Mario, baci ed abbracci da parte di Veronica

Concludiamo per il momento questa “storia” colle parole che, alla mia partenza da Santa Cruz, Veronica ha voluto affidarmi per gli amici che hanno permesso, colla loro generosità, che la storia iniziasse, e da queste stesse pagine vogliamo mandare tutti assieme a Veronica un grazie per il coraggio e la determinazione dimostrati e un grandissimo augurio che la storia, iniziata in modo così travagliato, si concluda, coll’aiuto di Dio, nel migliore dei modi come lei sicuramente merita.

Ceridono Gian Mario
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