Riflessioni in margine al recente viaggio dell’Arcivescovo e di alcuni sacerdoti diocesani nelle missioni vercellesi in Mozambico

Come promesso iniziamo un serie di resoconti, riflessioni, proposte, progetti relativi al recente viaggio dell’Arcivescovo e di alcuni sacerdoti a Maimelane ed Inhassoro le nostre missioni mozambicane. Il primo contributo ci giunge da don Franco Givone, per anni missionario in Kenia a Isiolo e Garbatula, poi direttore del Cum a Verona ed infine Direttore del nostro Centro Diocesano Missionario fino al 2014:

… Ritorno al futuro….

Ritornando, dopo alcuni anni di assenza, a visitare una delle nostre missioni in Africa, ci si accorge subito del grande cammino che i nostri missionari stanno facendo con le loro comunità. E’ come quando si incontra un bambino dopo averlo perso di vista per qualche anno: una crescita incredibile che la mamma, che lo segue ogni minuto, non se ne rende conto. Questa è stata la mia impressione visitando le missioni diocesane di Inhassoro e Maimelane in Mozambico. Una comunità che cresce nella determinazione e nella consapevolezza di essere responsabile del cammino che ha intrapreso. Il missionario, specialmente se proviene dall’estero, sarà sempre una preziosa guida, un “vecchio saggio” prodigo di consigli ma capace di accettare che la sua comunità faccia il suo cammino e le sue scelte (ed anche i suoi sbagli) con la responsabilità di una comunità ormai adulta. Pensando alla mia esperienza missionaria di trenta e più anni fa, mi sono accorto con piacere come l’Africa abbia intrapreso con determinazione il suo cammino verso la vera “indipendenza”. Già duecento anni fa, il grande apostolo dell’Africa, Daniele Comboni, parlava di «salvare l’Africa con l’Africa», frutto della sua illimitata fiducia nelle capacità umane e religiose dei popoli Africani. Questa espressione è stata anche il tema conduttore dei lunghi anni di missione di un altro grande missionario d’Africa, il vercellese Luigi Locati, vescovo di Isiolo in Kenya. Si tratta certo di un cammino lungo e difficile. Noi, figli del vecchio continente europeo, crediamo di essere gli unici capaci di risolvere i problemi del mondo, pronti a sparare a zero contro un popolo che sta ancora curandosi le ferite di una lunga lotta alla ricerca della propria identità.

Questo è il cammino intrapreso dai nostri missionari. Accompagnandoci a visitare i vari villaggi che formano le due grandi parrocchie di Maimelane e Inhassoro, in Mozambico,  (50.000 abitanti in 4.500 kmq) abbiamo incontrato comunità vive, responsabili e consapevoli di essere loro i seminatori della Parola di Dio tra la loro gente. Noi in Italia stiamo lavorando per capire cosa siano le unità pastorali, quale il ruolo dei laici, la collaborazione e la condivisione di responsabilità tra laici e sacerdoti e così via, ma non ci accorgiamo che stiamo confondendo il Discorso della Montagna con una montagna di discorsi. I nostri fratelli africani sanno a mala pena leggere e scrivere, ma ci insegnano a vivere questo messaggio evangelico. Sarebbe però una pura illusione se pensassimo che sono tutte rose e fiori. Anche la Chiesa africana sta vivendo dei momenti difficili alla scoperta della propria identità ma, diciamocelo con un po’ di autoironia : prima che faccia tutti gli sbagli che abbiamo fatto noi in Europa in 2000 anni di cristianesimo, ha ancora molta strada da fare.

 

Vorrei concludere riportando l’invito di un sacerdote africano, François Kabasele:

"Ci avete portato il messaggio di Cristo, cari fratelli dell’Occidente, e questa è una cosa grandissima; non vi ringrazieremo mai abbastanza. Ma voi tradite questo messaggio quando ve ne approfittate per consolidare la vostra dominazione; voi tradite questo messaggio quando ci imponete le vostre concezioni, i vostri modi di pensare, la vostra sensibilità, i vostri modi di espressione, quand’anche fossero diventati cristiani! Se Dio ha attraversato con voi l’impero romano, il medioevo e il rinascimento, oggi attraversa con noi la schiavitù, le lotte di indipendenza, la ricerca della nostra identità. La nostra strada alla ricerca di Cristo non seguirà il vostro stesso tracciato. Noi, popoli nuovi nella Chiesa, dobbiamo essere attenti alla tradizione della Chiesa che è in Occidente; ma, per quanto venerabile sia, essa non può costituire né una regola per noi, né un modello da riprodurre.

Accoglieteci come siamo, dateci la parola, confidate nello Spirito che alita nelle vostre grandiose cattedrali ma anche nelle nostre povere capanne, nelle nostre assemblee e nelle nostre conferenze episcopali, pregate per noi.

                                            don Franco Givone

 

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